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rapporto THC CBD
Redazione

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Rapporto corretto tra THC e CBD ratio

Nella marijuana, e nei vari prodotti a base di cannabis, il corretto rapporto tra CBD e THC quale deve essere?

Ovvero: quanto cannabidiolo deve essere presente rispetto alla quantità di tetraidrocannabinolo inclusa in ciascuno di questi prodotti?

Su tale argomento non ci sono ancora risposte certe, e molto dipende anche dalle esigenze di ciascun consumatore. Considerando ciò, per decidere il giusto rapporto le persone procedono per tentativi.

Per maggiori informazioni su questo tema, invitiamo a proseguire la lettura del presente articolo.

Il CBD viene apprezzato e richiesto sempre di più

rapporto THC CBDSulle etichette riguardanti i prodotti a base di cannabis come oli da vaporizzatore, pomate, tinture, prodotti commestibili, ecc. vengono spesso indicati dei numeri tra loro divisi dal simbolo dei due punti: 1:1, 18:1, 4:1, e così via.

Si tratta di indicatori che informano sulle quantità di CBD e THC presenti in ciascun prodotto.

Quanto CBD è meglio che sia presente in ciascuno di questi prodotti rispetto alla quantità di THC contenuta?

Visto il boom del mercato della cannabis light, le tante aziende nate hanno iniziato a sparare cifre a caso affermando che la loro cannabis light ha concentrazioni superiori al 20%.

Percentuali impossibili per la cannabis light a norma di legge che non deve avere un contenuto superiore al 0,5% di THC.

Questo perché il rapporto tra THC e CBD anche nelle genetiche con il più alto rapporto tra CBD e THC non può comunque superare il ratio di THC:CBD di 1:30, quindi con 1% di THC si arriva ad avere 30% di CBD.

E’ chiaro che la matematica non essendo un opinione, una genetica a norma di legge massimo può raggiungere una concentrazione di CBD massima del 15/16%.

Per potersi dare una regolata di massima, può essere utile tenere a mente, tra le altre cose, che dei due il composto che produce effetti “sballanti” se assunto in determinati modi e in quantità significative è il THC, mentre il CBD generalmente non ha la capacità di alterare negativamente la psiche.

La maggior parte delle varietà di cannabis possiede circa il 18% di THC, e meno dell’1% in fatto di CBD.

Attualmente però molti produttori preferiscono avere delle piante che abbiano maggiori quantità di CBD.

Per decenni i coltivatori si sono occupati di allevare piante con maggiori valori di THC. La situazione non è del tutto immutata, ma oggi i prodotti di cannabis ricchi di CBD sono considerati molto positivamente, ed è per questo che lo scenario in merito alle coltivazioni sta iniziando a cambiare.

Società che vendono prodotti a base di cannabis come Care by Design e Pure Ratios, fanno proprie le esperienze precedenti dei loro clienti per orientare la loro clientela attuale verso il rapporto che più preferiscono.

Siccome la ricerca scientifica è ancora povera di prove circa gli impatti sull’organismo di ciascun rapporto tra i due cannabinoidi, gli utenti procedono per tentativi ed errori al fine di capire quale sia il rapporto più indicato per loro.

C’è anche da considerare che alcuni esperti, come ad esempio la neurobiologa Cinnamon Bidwell, invitano i consumatori alla cautela per quanto riguarda le testimonianze che vengono promosse dalle aziende produttrici di prodotti a base di cannabis. Infatti, la scienziata appena citata spiega che il marketing volto ad attirare i consumatori è “molto più avanti” rispetto a quello che la ricerca scientifica attualmente sa.

Il laboratorio della neurobiologa Bidwell, che si trova in Colorado, uno stato americano che ha legalizzato la marijuana a uso ricreativo, sta portando avanti uno studio, dalla durata prevista di cinque anni, in cui vengono esaminati i risultati clinici e i flussi sanguigni di alcune persone che ingeriscono i cannabinoidi.

Forse in futuro questo studio potrà dare un contributo importante nel poter determinare con maggiore sicurezza quali devono essere i rapporti più adatti tra CBD e THC a seconda dei possibili motivi per cui si utilizzano i prodotti ottenuti grazie alla cannabis.

Sugli effetti di CBD e THC ci sono ancora delle incertezze e discordanze tra gli esperti

Quando una persona deve decidere quale deve essere il rapporto più adatto per lui, per quanto riguarda CBD e THC, dovrà per forza procedere con un po’ di sperimentazione.

Alcuni esperti consigliano di partire sempre con prodotti molto ricchi in termini di CBD, per poi procedere gradualmente verso prodotti più equilibrati, sino a trovare la quantità più in linea con le proprie esigenze.

Va anche detto che esistono dei prodotti con dei rapporti già ben stabiliti, che si sono rivelati efficaci.

Per esempio lo spray orale Sativex usato per trattare gli spasmi dei pazienti con sclerosi multipla, che ha un rapporto 1:1.

Oppure il farmaco Epidiolex, che è ricco di CBD e ha soltanto delle tracce di THC e viene usato per trattare le convulsioni.

Per la già menzionata neurobiologa Bidwell, in effetti la scienza sta già cominciando a capire cosa fa il CBD ma le attuali conoscenze non sono ancora sufficienti per avere delle certezze.

Non è dello stesso identico avviso Elliot Altman. Costui, presso il suo laboratorio presente nell’università Middle Tennessee State University, si occupa dello studio della canapa e del CBD, ma non del THC.

Secondo Altman il CBD fornisce sollievo a chi ha problemi infiammatori o autoimmuni, mentre chi cerca sollievo dal dolore deve per forza ricorrere al THC. In pratica, a suo avviso il THC è ottimo per il dolore, mentre il CBD è utile quando il sistema immunitario è compromesso.

Lo stesso Altman consiglia a coloro che vivono in uno degli stati dove la marijuana non è illegale, di scegliere prodotti con soltanto un po’ di tetraidrocannabinolo e molto ricchi di cannabidiolo quando il loro obiettivo è proprio quello di assumere il CBD. In quel caso infatti, secondo l’esperto, è meglio non eccedere con il THC.

Gli studi sugli effetti della cannabis

Le accademie nazionali di scienze, ingegneria e medicina statunitensi hanno pubblicato un rapporto del 2017 in cui si esamina la ricerca scientifica prodotta fino a quel momento sugli impatti della cannabis sulla salute.

In base a questo rapporto, è emerso che ci sono prove conclusive o sostanziali che la cannabis sia efficace per quanto concerne il trattamento dei pazienti oncologici (che hanno o hanno avuto un tumore) che soffrono di nausea.

Ma anche per quanto concerne gli adulti con dolore cronico. Oltre che per quanto concerne i pazienti con sclerosi multipla che soffrono di spasmi.

Da tale ricerca sono emerse anche altre importanti conclusioni. Una tra queste è che per ora ci sono prove limitate sul fatto che il CBD possa attenuare l’ansia.

Inoltre, al momento non esistono degli standard utili a orientare i consumatori nell’uso della cannabis in modo sicuro e, per ciò che riguarda gli usi terapeutici, in maniera efficiente.

Per quanto concerne il futuro dei prodotti a base di cannabis, alcuni venditori statunitensi prevedono che anche altri cannabinoidi (oltre al CBD e al THC) potrebbero essere scritti sulle confezioni (con l’indicazione della loro quantità inclusa in ciascun prodotto). Uno tra questi potrebbe essere il THCV, un possibile soppressore dell’appetito.

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