
Con Malta primo paese europeo a liberalizzare l’uso della marijuana per uso personale, l’epoca del proibizionismo rispetto alla cannabis sembra cominciare a tramontare.
Anche perché la cannabis è utilizzata anche in medicina, per ridurre, ad esempio, gli effetti collaterali della chemioterapia.
Ma il CBD aiuta davvero in chemioterapia?
Prima di addentrarci nell’argomento, dobbiamo sgomberare il campo dalla confusione che spesso si accompagna ai termini marijuana, cannabis, THC e CBD.
Cosa è la marijuana
Col termine marijuana intendiamo un preparato di foglie e infiorescenze ricavato dalla Cannabis sativa, pianta le cui componenti attive sono tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD).
Il THC è quello che presenta effetti psicoattivi, inducendo dipendenza. La coltivazione e commercializzazione di cannabis con THC è vietata ed è considerata tra le sostanze stupefacenti e psicotrope.
I derivati della cannabis per uso terapeutico sono sostanze farmacologiche prescrivibili, da qualsiasi medico su normale ricettario, ma la procedura per ottenerli non è semplice e bisogna aspettare.
Per quanto riguarda invece il CBD, tale composto non è psicoattivo, non crea dipendenza né sonnolenza per cui i prodotti realizzati utilizzandolo sono liberamente commerciabili nelle erboristerie, nei negozi specializzati in prodotti della Cannabis e sotto forma di liquidi per le sigarette elettroniche.
Il CBD in medicina
Il cannabidiolo da tempo ha fatto il suo ingresso in medicina ed è stato testato nelle malattie neurologiche come l’epilessia. Studi su topi e ratti hanno dimostrato le buone capacità dei cannabinoidi di inibire la crescita tumorale, provocando la morte programmata delle cellule maligne.
Sono stati dimostrati effetti di blocco dello sviluppo dei vasi sanguigni che favoriscono la crescita tumorale e un effetto antinfiammatorio sul colon che porterebbe a ridurre il rischio di cancro.
Nel complesso la scienza tende ad essere sempre più favorevole all’utilizzo del CBD e di quantità controllate di THC per le proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e antinausea dimostrate in laboratorio.
Per conoscere lo stato dell’arte esiste la rivista Cannabis and Cannabinoid Research, che pubblica diversi studi e ricerche scientifiche in proposito.
Gli effetti collaterali della chemioterapia
Per capire cosa significano gli effetti collaterali di una chemioterapia dobbiamo prima fare una premessa relativa al fatto che essi dipendono, sostanzialmente, dalla tipologia di farmaco
usato, dal suo dosaggio, dal modo in cui viene somministrato e dalla durata di somministrazione. Influiscono anche le condizioni fisiche del paziente. La comparsa degli effetti collaterali, la loro entità e durata, dunque, sono molto variabili da persona a persona.
Nausea e vomito
Tra gli effetti collaterali più comuni abbiamo nausea e vomito. La chemioterapia, infatti, favorisce il rilascio di sostanze che attivano un centro cerebrale deputato a provocare entrambi.
Contro questo disturbo vi sono molti farmaci, ma un certo grado di efficacia l’avrebbe dimostrato anche il CBD.
I farmaci vengono somministrati per endovena prima della chemio, oppure essere assunti per bocca o tramite una iniezione intramuscolare nei giorni successivi. Il CBD può essere assunto per via orale oppure inalato.
Un’azienda britannica, ad esempio, ha sviluppato un medicinale che contiene una miscela claibrata di THC e CBD e si chiama nabiximols, commercializzato anche in Italia.
In ogni caso occorre ricordare che gli studi sul fumo di marijuana naturale nel trattamento della nausea sono difficilmente interpretabili, perché le affermazioni di efficacia sono basate sull’esperienza di alcuni pazienti.
Esistono, dunque, diverse forme di THC medico: la più attiva è il delta-9-THC, che la Food and Drug Administration Usa considera “efficace per contrastare i disturbi legati al cancro e gli effetti collaterali delle chemioterapie”.
Il THC può essere assunto per bocca o per inalazione (attraverso il fumo di marijuana o spray): sempre negli Stati Uniti vi sono forme farmaceutiche di Cannabis per somministrazione orale. In Europa una ditta olandese produce Cannabis terapeutica da fumare.
In Italia lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM) ha avviato una sperimentazione per produrre THC ad uso medico.
Aggiungiamo che L’American Cancer Society si è dichiarata favorevole alla semplificazione delle procedure per prescrivere derivati della Cannabis ai malati oncologici.
In caso di nausea e vomito, comunque, si possono ottenere benefici anche respirando lentamente, consumando pasti frequenti, leggeri e non abbondanti, evitando dolci, fritti e cibi grassi, mangiando cibi freddi o a temperatura ambiente o cibi secchi.
Caduta dei capelli
La caduta dei capelli, parziale o totale, in termini medici alopecia allo stato attuale non è contrastata da alcun farmaco, tanto che esistono parrucche oncologiche e spesso il paziente è accompagnato da uno psicologo nel percorso di accettazione del proprio aspetto durante la cura. Non tutti i trattamenti causano la caduta dei capelli e si tratta sempre di un fenomeno transitorio. Dopo la fine dei trattamenti i capelli ricresceranno più folti di prima.
Tossicità del sangue
I farmaci chemioterapici spesso risultano tossici anche per le cellule del sangue (globuli bianchi).
Ciò si traduce nell’abbassamento del numero di globuli bianchi nel sangue (in termine medico Leucopenia). Poiché i globuli bianchi sono responsabili dell’azione di difesa dell’organismo dall’aggressione di agenti patogeni esterni, ciò comporta la possibilità dell’insorgenza di infezioni a carico di diversi organi.
Per prevenire le infezioni una buona prassi è lavare spesso le mani, usare uno spazzolino da denti morbido, fare doccia o bagno con acqua tiepida, asciugando la pelle e proteggendola dopo il bagno con creme e olii idratanti; evitare luoghi troppo affollati e persone raffreddate o con infezioni, fare molta attenzione agli oggetti taglienti.
Se insorgono tosse o mal di gola, diarrea, piccole ulcere, arrossamenti ed eruzioni cutanee occorre rivolgersi al medico.
Abbassamento dei globuli rossi
L’anemia è la conseguenza dell’abbassamento del numero dei globuli rossi presenti nel sangue e porta pallore, stanchezza, palpitazioni, affanno. Solitamente se l’anemia è importante si fa ricorso a trasfusioni di sangue. In casi particolari si usa l’eritropoietina, un ormone che stimola il midollo osseo a produrre un numero maggiore di globuli rossi.
Né l’alimentazione, né l’uso di CBD sono in grado di annullare l’effetto collaterale dell’anemia. Per prevenire ematomi e lividi e dunque perdita di sangue bisogna ricordarsi di usare uno spazzolino morbido, soffiare delicatamente il naso, usare il burrocacao per le labbra, usare solo il rasoio elettrico per radersi e fare molta attenzione agli oggetti taglienti.
Se si soffre di anemia occorre alzarsi lentamente per evitare capogiri, alimentarsi in maniera adeguata e cercare di stare a riposo.
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Fonti scientifiche: