Il CBD rimedio naturale contro la demenza senile

Il CBD rimedio naturale contro la demenza senile

La marijuana usata in medicina non è più una novità. Certo, il suo uso deve ancora essere perfezionato, anche a livello legale. Non tutti i tipi di marijuana sono legali e commerciabili, ma gli effetti benefici sono ormai allo studio da parecchio tempo.

Il punto base su cui partire è la presenza di due diverse molecole all’interno della canapa sativa, da cui si ricava la cannabis.

Una il CBD, ovvero cannabidiolo; l’altra il THC, tecnicamente chiamato delta – 9 – tetraidrocannabinolo.

E’ questo secondo elemento ad avere effetti psicotropi, e quindi dare quell’effetto “da sballo” che fa della cannabis una forma di droga.

Il CBD, invece, non ha questo effetto, né dà dipendenza. E’ l’elemento alla base della cosiddetta cannabis light, che è legale a patto che contenga una percentuale di THC inferiore allo 0,2 per cento.

Il cannabidiolo, come detto, ha diverse proprietà benefiche: ha un effetto calmante e antidolorifico, nonché capacità neuro protettive.

Per questo è utilizzato come rimedio per diversi disturbi. Si va dalla comune emicrania all’epilessia; ma è usato anche per tenere sotto controllo i sintomi del morbo di Parkinson; e può aiutare anche chi soffre di demenza senile. Vediamo perché.

L’impatto del CBD sul cervello

Una delle principali caratteristiche positive del CBD è il fatto che sembra essere in grado di migliorare  la sopravvivenza neuronale.

cbd demenza senileProtegge quindi i neuroni del cervello dai meccanismi ossidanti endogeni, che sono quelli che accelerano il processo di invecchiamento delle cellule; è proprio la perdita dei neuroni la causa alla base di tutte le malattie neurodegenerative, compresa la demenza senile.

Ma come opera il cannabidiolo? In esperimenti di laboratorio, il CBD ha dimostrato di riuscire a intervenire sul rilascio di elementi infiammatori, e di svolgere azione antiossidante e immunomodulante.

Per quanto riguarda il suo utilizzo reale, diversi studi in merito indicano che il cannabidiolo è in grado di abbassare i livelli di stress a livello del tessuto nervoso, riducendo le infiammazioni a livello locale.

I suoi effetti neuro protettivi si palesano in due meccanismi: il primo incrementa la forza anti ossidante degli enzimi verso lo stress ossidativo; l’altro riduce la sintesi delle citochine pro – infiammatorie attraverso l’inibizione del fattore NFkB

Il CBD e  l’aspetto cognitivo

Una serie di ricerche scientifiche, ma anche le molte testimonianze che arrivano da pazienti e familiari che hanno fatto esperienza diretta dell’uso di CBD, indicano un miglioramento generale negli aspetti cognitivi.

Il cannabidiolo quindi aiuta chi soffre di demenza a migliorare, o a mantenere più a lungo una buona conservazione, della propria capacità di linguaggio, per esempio; ma anche l’orientamento o la gestione del proprio stato emotivo.

Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, ha una efficace azione contro le infiammazioni a livello neuronale e riduce lo stress; sono le due condizioni, come già detto, che provocano la morte neuronale che è alla base anche della demenza senile, oltre  che di patologie talvolta correlate come il morbo di Alzheimer o quello di Parkinson

Cos’è la demenza senile

Il termine medico demenza senile raggruppa in realtà una serie di patologie con diversa manifestazione e decorso. Sarebbe più corretto parlare di “demenze”, al plurale, data la molteplicità di avanzamento della patologia.

In generale, si tratta di una diminuzione, se non la perdita, delle funzioni mentali acquisite durante la vita.

Naturalmente, come dice il nome stesso, è una malattia legata all’avanzare dell’età; si parla di demenza senile dopo i 65 anni. Rientra nelle malattie croniche e neurodegenerative; significa che il suo progredire non si arresta, ma avanza continuamente col passare del tempo.

Le cause e i fattori di rischio

Non è stata individuata una causa certa e univoca della demenza senile. Ovviamente è legata al processo di invecchiamento, ma questo non spiega perché non tutti ne soffrono, e non nello stesso modo.

L’elemento clinicamente certo, attualmente, è che tale patologia sia il risultato di due diversi processi che avvengono con l’età: il primo è la morte progressiva delle cellule nervose del cervello; l’altra la riduzione della capacità di comunicazione delle cellule stesse fra di loro.

Le cause della malattia quindi sono da ricercare nelle cause che originano questi due meccanismi, al di là del normale trascorrere del tempo.

I fattori di rischio sono alcune patologie, come arteriosclerosi, l’ipertensione e l’ipercolesterolemia; ma anche il diabete e le mancanze vitaminiche. Senza dimenticare il fumo e l’alcol.

Quasi tutte queste patologie sono correlate allo stile di vita, è quindi possibile fare una efficace  prevenzione anche a livello personale controllando la dieta e l’attività fisica, e tenendo monitorate le patologie per le quali si può essere più a rischio.

Non sembra invece giocare un ruolo importante l’ereditarietà.

I sintomi

Il problema principale di questa patologia è che non è facile da individuare. Non ci sono sintomi specifici, e non si mostrano in maniera esplicita.

Quando si manifesta, sono ormai anni che i processi interni stanno facendo il loro corso. Quindi i cambiamenti funzionali strutturali a livello del cervello sono già avvenuti, prima della diagnosi.

Ha quindi un esordio lento, e le prime manifestazioni sono visibili principalmente a chi vive accanto alla persona. Molti mostrano una calo dell’attenzione, qualche mancanza di memoria a breve termine, e stati confusionali temporanei. Molti invalidanti sono i repentini cambi dell’umore e anche del comportamento. Dopo il decadimento delle funzioni della mente, appaiono anche difficoltà motorie. 

Incidenza

Uno studio datato 2010 stimava 36 milioni di persone, a livello mondiale, con una diagnosi di demenza senile. Di queste,  oltre la metà aveva oltre 85 anni; il 19 per cento aveva un’età compresa fra i 75 e gli 84 anni; e il 3 per cento era tra i 65 e i 74 anni.

L’allungamento della vita media, e l’aggravarsi di alcune malattie legate allo stile di vita, ha però fatto lievitare questo numero. Oggi i malati di demenza senile potrebbe essere 48 milioni. A livello nazionale, il 30 per cento degli italiani sopra gli 80 anni ne soffre, mentre sopra i 65 anni la percentuale scende all’1,5 per cento.

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Fonti scientifiche:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5289988/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6970569/

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